Il meccanismo di attivazione delle nostre risorse che si preparano alla lotta.
La mascella si serra…i pugni si stringono… l’adrenalina è in circolo e la pressione del sangue sale…il cuore batte più forte…la visione periferica si annulla, resta solo quella a tunnel…tutto il corpo si prepara a una guerra.
La rabbia è un’emozione che possiamo sperimentare con una certa frequenza. È un meccanismo di attivazione delle nostre risorse che si preparano alla lotta perché qualcuno o qualcosa ostacola la realizzazione di un nostro obiettivo o la soddisfazione di un nostro bisogno. O anche perché sentiamo minacciato un nostro principio morale.
In situazioni simili, abbiamo uno stato fisiologico che ci porta all’attacco, sia verbale sia fisico, nei confronti dell’ostacolo.
A volte succede anche che siamo arrabbiati (o, meglio dire, attivati) nei confronti di qualcosa che non riusciamo a identificare in modo preciso. Ecco che allora è utile fermarsi e dare un nome a ciò che ci porta a questa emozione. Dare un nome, definire cosa sia questo ostacolo, ci aiuta anche a veicolare la rabbia in maniera funzionale, evitando quegli accessi impulsivi e incontrollati che ci rendono ciechi e rischiano di farci passare dalla parte del torto.
Allora, quando siamo arrabbiati, le domande da farsi sono:
- Qual è l’obiettivo o il bisogno che mi viene precluso?
- Quale mio principio morale viene squalificato?
- L’ostacolo è reale o solo percepito?
- È proprio necessario che agisca subito o posso fermare l’impulsività, rimandando semmai l’azione?
- Qual è il modo più efficace per agire?
Queste poche righe sono uno spunto per un uso funzionale della rabbia, che è comunque un’emozione che ha dei benefici, purché sia ben indirizzata.