Il primo di una serie di post tratti dal FormAperitivo “ComunicAZIONE” (Relatore della serata: Mario Maresca, 29 Marzo 2012 - Caffè dei Pittori, Roma)
In fondo siamo tutti abbastanza bravi a comunicare!
Se così non fosse, non saremmo riusciti a sopravvivere abbastanza a lungo, non saremmo stati capaci a farci capire, a chiedere e a ottenere qualsiasi cosa nella nostra vita finora.
Capita che si tenda a ridurre l’attività del comunicare alla sola componente verbale. In realtà comunichiamo anche in molti altri modi e li abbiamo imparati vivendo, sperimentando, sbagliando, correggendoci e avendo risultati.
Per radicare alcuni concetti relativi alla efficacia nella comunicazione, credo sia interessante andare alla radice linguistica dei termini.
Secondo “Online Etymology Dictionary”, la parola “comunicazione” viene da “Comune” che a sua volta viene dal Proto-Indo-Europeo “ko – moi-n”. in assonanza con l’Italiano, “ko” vuol dire “insieme”, e “moi-n” vuol dire “cambio” o “scambio”. Quindi l’idea è che ci sia un’interazione, uno scambio dove ognuno mette qualcosa di suo, si prende la responsabilità di quello che sta dando.
La definizione dell’Enciclopedia Treccani di “efficace” è: “Che produce pienamente l’effetto richiesto o desiderato”. Viene dal latino.”efficax – acis”, da “efficere = portare a compimento”.
Mettendo insieme le definizioni viene fuori qualcosa del tipo “portare a compimento uno scambio, ottenendo l’effetto desiderato
Quindi per avere una comunicazione efficace occorre:
a) un obiettivo, cioè l’effetto desiderato;
b) avere una strategia e un piano d’azione, cioè qualcosa che “porti a compimento”;
c) avere un repertorio di azioni e/o strumenti per mettere in pratica il piano.
Che ci piaccia o no, tutti almeno una volta nella vita abbiamo rimpianto la mancanza di una strategia per ottenere un “sì” sul lavoro o da qualche amico. Forse abbiamo anche il rimpianto di non aver nemmeno avuto un chiaro obiettivo da raggiungere. Quanti di noi si sono rammaricati per qualcosa che, se solo avessimo saputo come comunicare, avremmo ottenuto?
Un esempio delizioso di comunicazione altamente inefficace è tratto da “Prendi i soldi e scappa” di Woody Allen. (Guardate lo spezzone, poi riprendete a leggere)
Tutto sbagliato, sia il metodo che la strategia. La conseguenza è il fallimento dell’obiettivo. A differenza dello sprovveduto Woody Allen del film, esploriamo come rendere la nostra comunicazione il più possibile efficace. E lo facciamo rispondendo alle seguenti tre domande:
1. “Come essere sicuri di aver veramente capito il messaggio che l’altro sta inviando?”
2. “Dovremmo prestare maggiore attenzione alla componente verbale o non verbale?”
3. “Cosa può rendere la nostra comunicazione più efficace e convincente?”
Ecco alcuni suggerimenti su come rispondere alla prima domanda.
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Ringrazio la D.ssa Noemi Servizio, per la sua paziente attività, senza la quale questa serie di post non sarebbe stata scritta.