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ComunicAZIONE: Come essere sicuri di aver veramente capito il messaggio che l’altro sta inviando?


Il secondo post tratto dal FormAperitivo:
“ComunicAZIONE: Come Interagire con gli altri in modo Attivo ed Efficace”
(Relatore della serata: Mario Maresca, 29 Marzo 2012 - Caffè dei Pittori, Roma) 

Dopo l'introduzione del post precedente, in questo rispondiamo alla domanda: "Come essere sicuri di aver veramente capito il messaggio che l’altro sta inviando?"

La comunicazione è l’espressione tangibile di uno o più pensieri, qualcosa che abbiamo costruito con la nostra mente. Quindi per capire come migliorare le nostre interazioni dobbiamo cercare di comprendere come si comporta il nostro cervello di fronte agli stimoli che gli arrivano dall’esterno e come li rielabora.

In un filmato visibile su YouTube, si chiede allo spettatore di contare il numero di passaggi che fanno tra loro i ragazzi con la maglietta bianca (mi raccomando, solo quelli con la maglietta bianca). 

Guardate il filmato e poi riprendiamo…

Interessante, vero? Quando sei concentrato su qualcosa perdi molte altre informazioni. Possiamo provare anche in diretta: forse non vi rendete conto, ma mentre state leggendo queste righe, succedono molte cose intorno a voi e molte altre succedono dentro di voi. Ad esempio, stando concentrati su quello che state leggendo e con la vostra vocina interna state ripetendo le parole che state leggendo, probabilmente avete completamente perso l’attenzione e la consapevolezza del peso dei vostri abiti sulla pelle. Però nel momento in cui vi viene fatto notare (ora!), recuperate la consapevolezza del peso dei vostri abiti… ma contemporaneamente, avete perso, che so, la cognizione della temperatura dei piedi nelle vostre scarpe… vero o no?

Il motivo di tutto questo è che tutti noi dobbiamo per forza selezionare (avviene per lo più inconsapevolmente) le informazioni che riceviamo. Per altri spunti, leggete questo articolo della rivista Focus, oppure guardate questo filmato del Prof. Richard Wiseman.
Ecco quindi alcuni suggerimenti pronto all’uso per una comunicazione più diretta e che porti ad un’azione da parte di chi sta con noi.

Selezionare i messaggi

Se gli input che inviamo (o che riceviamo) sono troppi, siamo costretti a scegliere, altrimenti impazziremmo.

Quando comunichiamo è importante sapere che l’altra persona, esattamente come noi, non riesce ad elaborare troppi dati allo stesso momento, potrebbe perdere l’attenzione, divagare…. Quindi suggeriamo di dire poche cose, ben formulate, ben strutturate e con un linguaggio comprensibile.

Velocità dell’eloquio

Alcune persone parlano in maniera rapida, altre in modo più lento: è un buon indicatore della prontezza di pensiero, non di maggiore o minore intelligenza. Se ho di fronte una persona che parla lentamente e io, invece, mi esprimo in modo più rapido, posso andare incontro ad un problema serio: il cervello di chi va più piano potrebbe non seguirmi più. Ce ne possiamo accorgere dallo sguardo dell’altro, che tende ad essere meno focalizzato. Oppure ce ne possiamo accorgere da un’espressione delle sopracciglia, che si aggrottano come a dire: “…non ho capito…”.

Succede anche al contrario: chi parla molto velocemente, a sentire uno più lento si annoia. Potrebbe bastare una o due parole e il cervello che lavora velocemente inizia a viaggiare, inseguendo i suoi pensieri.

Per catturare l’attenzione, consigliamo perciò di adeguare la velocità dell’eloquio all’altro, che sia rapido o lento, e poi cercare di mantenere il contatto oculare, perché in genere è un buon indicatore dell’attenzione verso ciò che si sta dicendo. Quando vedete una persona che con gli occhi comincia ad andarsene, probabilmente è ormai lontana.

Percorsi già percorsi

Quanto detto finora riguarda soltanto la fase di input delle informazioni. La fase di elaborazione mentale di queste può essere altrettanto difficoltosa.

La nostra tendenza ad interpretare la realtà in base a una o poche informazioni è proverbiale. Tendiamo ad associare concetti sulla base di una familiarità, di un’abitudine. Per lo più tendiamo a fare riferimento a cose che già conosciamo. Tendiamo a confrontare le novità con cose apprese nel passato, sempre con i nostri criteri parziali, soggettivi e quindi potenzialmente fallaci. Un fantastico esempio è il fenomeno della pareidolia, che ci porta a vedere figure consuete (come il volto umano) in altri oggetti.

Pensate a quante volte avete tentato di far ricorso all’esperienza e di accorgervi, troppo tardi, che indeterminate situazioni la vostra esperienza non è stata utile. Le nostre convinzioni, i valori, le aspettative, sono tutti aspetti che ci conferiscono una prospettiva soggetta ad errori, rendendoci potenzialmente inefficaci nell’aspetto comunicativo.

Dato quanto appena scritto, se vogliamo essere sicuri di aver capito il messaggio che l’altro sta inviando, dovremmo cercare di sospendere la nostra tendenza a interpretare, sostituendola con una descrizione di quello che vediamo e sentiamo. Per far questo suggeriamo di entrare in relazione con l’altro attraverso l’uso di domande. Chiedere di tanto in tanto: “Cosa intendi esattamente?” oppure “Per quale ragione dici questo?”, aiuta non solo a intensificare la relazione ma favorisce anche una reale comprensione dell’altro.

Uno strumento da abbinare alle domande è la riformulazione. Un esempio potrebbe essere: “Aiutami a capire, hai detto che (xyz)…giusto?”.

L’idea è che attraverso le domande e le riformulazioni si possa riuscire ad avere informazioni quanto più fedeli a quello che l’altra persona intendeva.

Nel prossimo post risponderemo alla domanda: “Dovremmo prestare maggiore attenzione alla componente verbale o non verbale?

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Ringrazio la D.ssa Noemi Servizio, per la sua paziente attività, senza la quale questa serie di post non sarebbe stata scritta.

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