Come il vedere un evento da un altro punto di osservazione ne cambia la comprensione
Lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle moltissime volte: gli occhi sono facilmente ingannabili e la conseguenza è che traiamo conclusioni erronee da quello che vediamo. Tutti i sensi corrono lo stesso rischio di essere imperfetti.
Nel video sottostante viene mostrata una bellissima illusione ottica, come ulteriore riprova di quanto appena scritto.
Se ci pensiamo bene, la radice di molti disagi psicologici (o, in casi estremi, di vere e proprie patologie) è proprio una scorretta interpretazione di quello che i sensi assorbono.
Ad esempio, se in passato ho avuto l’esperienza di un cane che mi correva incontro abbaiando, e quello che i miei occhi e le mie orecchie hanno captato sono stati interpretati come “questo cane mi sta attaccando – ho paura, quindi scappo”, probabilmente ogni altra volta che sentirò un cane abbaiare, il mio battito cardiaco impazzirà e dovrò scappare a tutti i costi. In mancanza di qualcosa o qualcuno che sia stato in grado di farmi capire che in realtà il cane voleva solo giocare con me (“accidenti! …non avevo visto che il cane scodinzolava…”) l’esperienza si radica come minacciosa per la mia incolumità e probabilmente inficerà ogni mio successivo rapporto con i cani.
Si sviluppa quindi un circolo vizioso per cui ogni volta che sento un latrato, vedo in lontananza fosse anche un chihuahua, o sento un vago odore di cane, il mio cervello scatta in protezione senza filtri critici e mi spinge a evitare il seppur minimo contatto. Evitare, inoltre, non farà altro che rinforzare il circolo vizioso…ma magari di questo ne parliamo un’altra volta…
Ma si può eliminare, o almeno limitare, l’influsso di questa attitudine fortissima del nostro cervello ad interpretare in seguito a percezioni sbagliate, vaghe o incomplete? La risposta è sì, entro certi limiti. Intanto essere consapevoli che i nostri sensi, la nostra percezione, e quindi il nostro cervello, rischiano di prendere “lucciole per lanterne”, ci potrebbe aiutare almeno a sospendere un giudizio, con il mandato poi di approfondire personalmente e di arrivare ad una conclusione realmente “esperta” (la radice etimologica di questa parola è la stessa di “esperienza” e di “esperimento”). Un altro modo è quello di chiedere se qualcun altro, in situazioni simili alla nostra, è in grado di fornirci un contro-esempio, ossia qualcosa che ci aiuti ad arricchire l’esperienza con altre eventualità.
Insomma bisogna dire che il nostro meraviglioso cervello, l’organo più incredibile sulla faccia della terra, può essere molto migliorabile.