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Rompere i muri della paura

Le menzogne che ci impediscono di superare i nostri timori e vivere veramente bene

Credo che l’abbiamo sperimentata tutti: quella continua altalena tra volere qualcosa ma aver paura degli ostacoli. Come fossimo vittime di una specie di pendolo emotivo tra volere il meglio per la nostra vita, eppure rimanere bloccati da un timore che spesso sfugge al nostro controllo. E con l’intento di evitare i possibili pericoli, ritorniamo nei nostri cliché, rinforzandoli.

Ecco perché possiamo diventare maniaci del controllo, oppure dei pianificatori frenetici, temendo tutto ciò che è fuori dalla nostra possibilità di prevedere.

Può anche succedere che evitiamo di cambiare la nostra routine o alcune frequentazioni per la paura di uscire dalla nostra sfera di comfort, anche se sentiamo che è più simile ad una prigione. Resistiamo alle novità perché possono “non essere sicure” e quindi ci precludiamo nuove possibilità, magari migliori.

Perché esiste la paura?

La paura serve a conservare noi, la nostra specie, facendoci evitare o combattere le minacce a cui siamo esposti. Quindi la paura ha un suo fine intrinseco, ha un valore biologico e sociale. Però diventa nociva se ci impedisce di evolvere, di crescere e di superare i nostri stessi limiti.

Se parliamo di paura, dobbiamo essere onesti con noi stessi: quante di queste minacce percepite sono reali? Sì, è una domanda cruciale da porsi, perché una cosa è fronteggiare una minaccia reale (un terremoto, un rapinatore; una malattia; un’aggressione da un animale feroce…); un’altra cosa è “anticipare” l’esistenza possibile di una minaccia, scatenandoci quindi da soli la paura, senza però averne una reale evidenza (sarà sicuramente vero che il terremoto potrà farmi male? Sarà sicuramente vero che il rapinatore mi picchierà? Sarà sicuramente vero che la malattia di cui si sente tanto parlare avrà su di me i suoi effetti?...)

Realtà o costruzione?

Quindi la domanda farsi è: di cosa abbiamo veramente paura? Di qualcosa di reale o di un pre-giudizio dovuto a esperienze passate che potrebbero non accadere nel presente? Ecco la sontuosa ironia del passato che, spesso, rimane sempre presente e ci pregiudica un possibile futuro più radioso.

Siamo tutti piuttosto bravi a manifestarci quello che vogliamo evitare, mentre siamo per lo più abbastanza scarsi a “sognare e realizzare” quello che vogliamo raggiungere. Troppa energia concentrata per scappare dal pericolo e troppo poca verso il raggiungimento di quello che veramente vogliamo.

Perché costruirsi la paura, quella perniciosa che ci invalida? Per ogni “Ho (credo ci sia…) tanto da perdere, quindi evito” esiste almeno un “Ho possibilmente qualcosa da guadagnare, quindi vale la pena di provare”.

Dovremmo aver paura di aver paura!

Sembra tutto troppo facile? Forse sì, ma fermiamoci a considerare che se la paura lavora per conservare troppo e non per farci crescere, ci immobilizza, atrofizzandoci. Così facendo prendiamo decisioni basandoci su delle vere e proprie bugie, delle costruzioni mentali che non appartengono al presente. Se una volta abbiamo tamponato a un incrocio, non per forza tamponeremo a tutti gli incroci, soprattutto se staremo attenti! Se una volta ci siamo scottati con l’acqua calda, non per forza ci scotteremo ancora, se sapremo come dosare il flusso. 

Da questi semplici esempi capiamo che dalla paura possiamo imparare, senza per questo farci bloccare. Invece, presa bene per quella che è, la paura può insegnarci come mettere a frutto per il presente e per il futuro.

Un momento per pensare
  • Quali aspetti e quanta parte della nostra vita e delle decisioni attuali sono governate dalla paura?
  • Ciò che ci fa paura, è reale o è una costruzione mentale?
  • Che cosa possiamo fare, seppure fosse una minima azione, in maniera graduale e scalabile, per superare la paura e muoversi in avanti?

Teniamo a mente: le cose che accadono sono raramente così spaventose come le avevamo immaginate. E noi siamo lo strumento migliore per renderci la vita bella e veramente degna di essere vissuta.

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